Direct costing e full costing (di Claudio)

DIRECT COSTING E FULL COSTING

 

CHE COSA S’INTENDE PER COSTO?

Il termine costo può assumere diverse accezioni nell’ambito del sistema informativo aziendale:      Nella contabilità generale vengono esaminati:

  • il costo dei fattori produttivi acquisiti;
  • il costo di competenza, il quale mostra con precisione il costo dei fattori produttivi impiegati dall’azienda nel corso di un dato periodo amministrativo;

Nella contabilità gestionale vengono esaminati:

  • il costo dei fattori produttivi impiegati nel processo produttivo;
  • il costo dei prodotti conseguiti dalla produzione, equivalente alla somma dei costi di tutti i fattori produttivi adoperati per realizzarli.

La contabilità dei costi costituisce la congiunzione fra la contabilità generale e la contabilità direzionale.

 

GLI OGGETTI DI CALCOLO DEI COSTI

La contabilità gestionale ha per oggetto le varie fasi del processo produttivo.

La scelta dell’oggetto di cui misurare il costo dipende dalle esigenze conoscitive dell’azienda e dell’attività esercitata. Il seguente schema illustra tale scelta:

 

 

CLASSIFICAZIONE DEI COSTI

I costi possono essere classificati per mezzo dei seguenti criteri:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I METODI DI CALCOLO DEI COSTI

I metodi di calcolo dei costi di un oggetto si dividono in:

  • metodo a costi diretti (direct costing), mediante il quale attribuiamo all’oggetto di calcolo costi variabili e costi specifici;
  • metodo a costi pieni (full costing), mediante il quale si attribuiamo all’oggetto di calcolo costi variabili e costi fissi.

 

DIFFERENZE FRA COSTI VARIABILI E COSTI FISSI

Il direct costing distingue i costi in:

  • Costi variabili, relativi all’acquisizione dei fattori produttivi; essi variano in base alla quantità prodotta. Sono esempi di variabili i costi delle materie prime e delle materie sussidiarie, i costi della manodopera diretta.
  • Costi fissi specifici, sostenuti per un dato prodotto o una data linea di prodotti. Sono esempi di costi specifici le quote di ammortamento di un impianto o macchinario utilizzati per la realizzazione di un prodotto.
  • Costi fissi comuni e generali, relativi alla stuttura organizzativa dell’impresa e sostenuti senza vincoli con la produzione conseguita; sono costi di periodo. Sono esempi di costi fissi comuni e generali il costo del personale amministrativo, i compensi degli organi di amministrazione e controllo dell’impresa.

 

IL CALCOLO DEL MARGINE DI CONTRIBUZIONE

Nella contabilità gestionale a costi diretti il margine di contribuzione permette di determinare in quale misura un prodotto, un lotto o una commessa sono capaci di coprire i costi fissi comuni e generali. Distinguiamo due categorie di margini:

  • il margine di contribuzione di primo livello (margine lordo di contribuzione). Questo margine esprime il grado di copertura dei costi fissi complessivi da parte delle vendite

 

 

  • il margine di contribuzione di secondo livello (margine netto di contribuzione). Esso evidenzia la capacità della produzione di coprire i costi fissi comuni e generali.

 

 

  • Il margine di contribuzione unitario si ottiene dividendo il margine di contribuzione di primo livello per le vendite, espresse in unità fisiche (quantità) o in valori monetari (fatturato). Esso evidenzia la produzione più redditizia.

 

VANTAGGI E SVANTAGGI

Il direct costing è semplice ed oggettivo nella sua conformazione poiché si basa esclusivamente sul riconoscimento dei costi fissi comuni e generali.

Esso risulta, di conseguenza, poco adatto per le imprese dalla produzione complessa, in quanto in tali imprese si sostengono ingenti costi comuni e generali in confronto ai costi variabili e ai costi fissi specifici.

 

LE CONFIGURAZIONI DI COSTO

La contabilità gestionale a costi pieni (full costing) permette di determinare una serie di configurazioni di costo, attribuendo all’oggetto di calcolo sia i costi diretti che i costi indiretti.

Distinguiamo quattro categorie di costo:

  • Costo primo formato dai costi specifici variabili e fissi (materie prime, materie sussidiarie e manodopera diretta) imputati direttamente all’oggetto di calcolo;
  • Costo industriale (o di produzione) equivale alla somma fra costo primo ed una quota di costi generali di produzione imputati indirettamente (prodotti finiti, prodotti in corso di lavorazione e semilavorati);
  • Costo complessivo ottenuto dalla somma fra costo industriale ed una quota di di costi generali di amministrazione e di vendita, di oneri finanziari e tributari. Viene utilizzato per determinare la redditività di singole commesse, di singoli settori di attività o di alcune produzioni;
  • Costo economico-tecnico, ottenuto sommando il costo complessivo a quote di oneri figurativi (stipendio direzionale, interesse di computo, fitto figurativo);

 

L’utile conseguito dall’impresa è costituito dalla differenza tra il ricavo di vendita e il costo complessivo.

Il profitto netto dell’imprenditore invece è dato dalla differenza tra l’utile e gli oneri figurativi.

IMPUTAZIONE DEI COSTI INDIRETTI

I costi indiretti necessitano un criterio di riparto per attribuire una quota del costo indiretto all’oggetto di calcolo. Ciò è determinato da una scelta soggettiva per quanto riguarda l’attribuzione di un costo indiretto in misura più o meno elevata rispetto all’oggetto di calcolo.

FASI

La tenuta della contabilità gestionale è sviluppata nel seguente modo:

 

LE BASI D’IMPUTAZIONE

 

 

IMPUTAZIONE SU BASE AZIENDALE

L’imputazione dei costi indiretti su base unica aziendale è data dalla somma di tutti i costi indiretti e la conseguente suddivisione tra i diversi oggetti di calcolo considerando un’unica base di riparto (quantità consumata, costo della materia prima, ore di lavoro impiegate nella lavorazione o costo primo). La scelta della base di riparto ricade sul fattore produttivo (materia prima o manodopera), la quale grava maggiormente sul costo primo o sul costo primo stesso quando esso indica un’adeguata mescolanza tra incidenza della materia prima e della manodopera diretta. I costi indiretti poco significativi la rendono adeguata alle imprese di piccola dimensione.

L’imputazione dei costi indiretti su base multipla aziendale si applica quando risulta difficile individuare una relazione di proporzionalità tra i costi indiretti ed un’unica base di riparto. I costi indiretti vengono prima classificati in gruppi omogenei e, succesivamente, si sceglie per ogni gruppo la base di riparto ritenuta più opportuna.

 

CONSIDERAZIONI FINALI

La scelta del criterio di riparto è strettamente collegata alle caratteristiche dei processi produttivi e l’incidenza dei fattori produttivi nelle trasformazioni tecniche. Non esiste quindi una base d’imputazione migliore delle altre.

Per quanto riguarda le differenze fra full e direct costing la prima determina il prezzo di vendita del singolo prodotto, ma non permette di effettuare scelte operative; ciò infatti avviene con il direct costing.

Infine possiamo affermare che i criteri d’imputazione su base multipla tengono in maggiore considerazione i legami esistenti tra l’andamento dei costi diretti e l’andamento dei costi indiretti. Di conseguenza sono più adatti a svolgere calcoli dei costi che risultino meno arbitrari.

I CENTRI DI COSTO

I centri di costo sono unità organizzative aziendali che svolgono specifiche attività di carattere tecnico, commerciale o amministrativo.

Il calcolo del costo complessivo è più accurato se i costi comuni e generali vengono imputati ai centri di costo, anziché all’oggetto di calcolo.

Essi possono essere classificati in:

  • Centri reali se sono collegate ad organizzazioni fisicamente individuabili (reparti, magazzini ecc.);
  • Centri di comodo relativi a costi non riferibili a centri reali (fitti passivi, costi di manutenzione e pulizia, costo per il riscaldamento).

 

A seconda dell’attività svolta i centri di costo si possono distinguere in:

  • Centri produttivi, i quali costi sono ripartiti tra le commesse, i processi o i lotti di produzione che in essi vengono svolti e ottenuti;
  • Centri ausiliari, i quali forniscono servizi ad altri centri e le cui prestazioni possono essere misurate in unità fisiche (ad esempio il kilowattora per i reparti che producono energia elettrica) imputati all’oggetto finale, ma vengono ripartiti tra i centri che hanno utilizzato
    energia elettrica);
  • Centri comuni di servizi alla produzione, i quali forniscono prestazioni agli altri centri e la cui attività non può essere misurata in unità fisiche;
  • Centri funzionali, che comprendono le attività relative all’area amministrativa, commerciale,

l ribaltamento dei costi sostenuti nei centri ausiliari e nei centri comuni di servizi alla produzione può essere effettuato:

  • Mediante imputazione del costo in modo diretto, utilizzando un parametro oggettivo (per esempio i costi sostenuti per la manutenzione degli impianti sono imputati in base alle ore di manutenzione effettuate nel reparto produttivo);
  • Mediante imputazione del costo in modo indiretto, utilizzando un parametro indicativo delle attività svolte (per esempio i costi sostenuti nel centro collaudo sono imputati in base alle ore di funzionamento dei macchinari).


I costi sostenuti nei centri funzionali possono essere imputati:

  • Direttamente all’oggetto di calcolo sulla base di un riparto significativo;
  • Su altri centri di costo nel caso in cui non si individui un parametro di imputazione adeguato.